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arebbe un grosso errore pensare di visitare la casa di Ettore Guatelli, a Ozzano Taro nella campagna parmense, come se fosse un semplice Museo etnografico o della civiltà contadina. Ci troviamo di fronte ad un’opera unica nel suo genere, una raccolta che custodisce antichi oggetti, saperi e modi di vivere fino a quel momento affidati soltanto alla trasmissione orale.
Ettore Guatelli (1921–2000)
Come lo stesso Guarelli diceva “Tutti sono capaci di fare un museo con le cose belle, più difficile è crearne uno bello con le cose umili come le mie”.
Ettore Guatelli era nato a Collecchio, figlio di contadini, era destinato a seguire le orme dei genitori ma, a causa di problemi di salute, fin da piccolo non ha potuto dedicarsi ai lavori agricoli.
Ha avuto una formazione scolastica discontinua fino a diventare maestro elementare, ma sopreattutto è stato un grande collezionista di oggetti e di storie, un etnografo, un visionario che è riuscito ad allestire la sua casa con tutto quello che aveva raccolto nella sua vita (si crede possano esserci oltre 60.000 oggetti dei più svariati, ma un censimento è quasi impossibile).
Attrezzi da lavoro e d’uso comune che Guatelli ha disposto scenograficamente alle pareti e in tutta la casa, che creano una grande suggestione visiva, un giacimento delle meraviglie, un “monumento grafico” alla memoria dei ceti sociali più umili.