il famoso aviatore e il simbolo della ferrari

Il cavallino di Baracca

Nel 1923 Enzo Ferrari vinse, a bordo di una Alfa Romeo, il primo Circuito automobilistico del Savio, vicino a Ravenna. In quell’occasione incontrò il Conte Enrico Baracca e la moglie Paolina, genitori del Maggiore Francesco Baracca, asso della forza aerea italiana durante la prima guerra mondiale, morto in combattimento nel 1918, sulle alture del Montello presso Nervesa in provincia di Treviso.

Baracca aveva dipinto sulle fiancate del suo aereo, come emblema personale, un cavallino rampante, tratto dallo stemma del II° Reggimento Piemonte Reale
Cavalleria del quale faceva parte.

Francesco Baracca accanto al suo aereo

Francesco Baracca (1888-1918) accanto al suo aereo

La madre, al momento della premiazione, volle donare l’emblema del figlio a Ferrari per metterlo sulle sue macchine, come porta fortuna. Ferrari inserì il cavallino nero in uno scudetto giallo canarino, colore della Città di Modena, sormontato in alto dal tricolore e con le iniziali SF, Scuderia Ferrari.

L’unica variante rispetto al disegno originale fu lo spostamento della coda per farla puntare verso l’alto anziché verso il basso.

Il simbolo apparve per la prima volta nel 1929 su tutte le pubblicazioni, le insegne e le carte ufficiali della Società, ma non sulle vetture, che erano ancora delle Alfa Romeo e ne riportavano il simbolo sportivo.

L’esordio dello scudetto sulle vetture avvenne solo nel 1932, alla 24 Ore di Spa e dal quel momento contrassegnò tutte le partecipazioni ufficiali della Scuderia Ferrari nelle gare.

Subito dopo la morte di Francesco Baracca, medaglia d’oro al valor militare, eroe dell’aviazione italiana della I^ Guerra Mondiale, si costituì un Comitato per promuovere alcune iniziative che affidò allo scultore faentino Domenico Rambelli l’incarico di progettare un monumento celebrativo nella piazza principale di Lugo, città natale di Baracca.

Il monumento, inaugurato nel  1936 alla presenza del Duca d’Aosta e dei massimi gerarchi del regime,  rappresenta una perfetta sintesi di grandi volumi geometrici (la statua, la grande ala verticale alta 27 metri, il basamento cilindrico).

L’opera copre un’area di 1040 mq. ed è interamente rivestita di travertino di Tivoli, con la statua in bronzo, alta m. 5,70.  Sui fianchi dell’ala sono scolpiti l’Ippogrifo, simbolo della 91ª Squadriglia e il cavallino rampante col motto “Ad Maiora”.

La statua di Francesco Baracca, vestito con la tuta da aviatore non rispecchia le sembianze reali dell’eroe, rendendolo quasi “fumettistico”, l’opera e stata definita da alcuni, in modo particolarmente calzante, come un “monumento metafisico”.

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